31.05.11
Festa della Magia - Holiday ‘73
di Maxfor

 

            Dire che fossi il numero uno della serata, era evidente. Ennio da tempo mi chiedeva di fare qualcosa di particolare per festeggiare. Avevo redatto un grande grafico dell’oroscopo del bar Holiday, come potete ammirare in questa foto,  nato il 14 maggio 1960, credo intorno alle 18 del pomeriggio, con l’ascendente nel segno dello Scorpione. Ennio era Toro e Maria José Aquario.

            Per l’occasione avevo comperato un abito indiano, e Poldo mi aveva accroccato una tenda con un amplificatore che faceva accendere dietro la mia testa delle luci stroboscopiche che cambiavano colore a seconda della tonalità delle modulazioni della mia voce: più andavo sull’acuto e più era verso il violetto, passando attraverso il rosso, se invece si arricchiva di bassi, la luce dal verde andava verso il blu. Avevo messo negli occhi il kashal  indiano, una sorta di polvere nera, che all’inizio senti terrosa, quasi impossibile vedere, poi pian piano si deposita ai bordi e gli occhi assumono uno sguardo intenso, molto profondo... insomma da vero santone indiano.

      Da tempo facevo meditazione, avevo già conosciuto Francesco Waldner, famoso veggente, e letto tutto Carlos Castaneda. Per l’occasione mi ero esercitato a fare il vuoto mentale, in modo che toccando un oggetto, anche incartato, o la mano di una persona, lasci che affiorino alla tua mente immagini, suoni, talvolta profumi, che devi decifrare comunicandoli a chi hai davanti o al pubblico, come avvenne quella sera d’estate.

Poldo presentò l’esperimento di “psicometria”, termine che appartiene oramai alla psicologia, ma che uno studioso di metapsichica, ora parapsicologia, aveva attribuito a questa lettura che si effettua attraverso la mente, escludendo i nostri cinque sensi, chiamata anche “criptostesia”.

Vennero invitati i partecipanti a mettere in delle buste numerate degli oggetti personali, possibilmente di metallo, che trasmette ancor di più le sensazioni legate al proprietario dell’oggetto e ai luoghi dove esso è restato per molto tempo. Iniziai a festa inoltrata, intorno alla mezzanotte. Il giardino a fianco del bar della villa Lorenzetti era affollatissimo, era in ballo l’elezione di Nostradamus ’73, per il primo premio, e delle maghe Circe per gli altri due premi.

       Avevo avuto dei suggerimenti su come predispormi per l’esperimento dalla signora Sandra Bajetto, nota sensitiva che avevo conosciuto a Roma (a Tor dei Conti, inizio di Via Cavour, sede della Società di Parapsicologia che frequentavo) indicatami da Franco Ottavianelli, detto Pignocco, attraverso cui conobbi anche le figlie del pittore Giacomo Balla, Luce ed Elica, le quali erano entrambe delle ferventi cultrici di fenomeni paranormali.

        Durante un ciclo di conferenze conobbi anche il professor Emilio Servadio, parapsicologo di chiara fama internazionale, che dopo anni divenne il mio ultimo psicoanalista, ed il dr. Sergio Bernardi, filosofo, antropologo e psicoanalista, con cui passeggiavo per i Fori Imperiali durante le misteriose notti romane. Due volte l’anno si tenevano degli esperimenti: uno di questi avveniva in sede, l’altro nell’aula magna dell’Università. Uno lo feci anch’io con la signora Elsa Mazzoni, altra sensitiva molto nota. Ebbi la fortuna di introdurmi nella nobiltà romana, in particolar modo dal marchese Giovan Battista Guerrieri Gonzaga, noto architetto.

            Iniziai dunque ad estrarre qualche oggetto, raccontandone la storia, ma le sensazioni più interessanti le ebbi con un piccolo monile, un braccialetto di rame, di quelli che avevano la proprietà, secondo le dicerie del tempo, di far bene alla salute poiché rilasciavano degli ioni di rame tingendo di verde il polso. Lo afferrai ed ebbi subito un vorticoso giramento di testa, che traducevo come un tragitto in aereo, ad alta quota, per varie volte, dissi letteralmente: “Questo oggetto ha attraversato varie volte l’oceano, appartiene ad una persona, un uomo molto chiuso, che si è trovato ad essere conosciuto malgrado la sua timidezza di fondo, ha una villa con tre grandi archi e una grande fontana ottagonale, con al centro una figura strana, forse di un monaco. Vedo inoltre un cane, un collie che corre festoso...” ed altre cose che non ricordo dopo quarant’anni.

            Tutti erano molto meravigliati, un oggetto da due soldi non poteva appartenere che ha un ragazzo del posto, ma quale aereo o villa con fontana… Tolte la fontana della piazza a Vallerano e il fontanile di Vignanello potevo essere solo ubriaco, e a quell’ora ci stava pure, anche se io non bevo.

             Invece, come accade spesso nelle fiabe, un signore si alzò. Era il fidanzato della mia amica Miriam Mastrogregori,  Augusto Zappi, di Soriano nel Cimino, che aveva trascinato alla festa un suo amico, Carlo Zolla, sorianese anche lui, che però risiedeva ad Acapulco in quanto aveva sposato la figlia del presidente del Messico. La descrizione del carattere e soprattutto della villa era perfetta. Inutile dire che con ovazioni di festa venni eletto come Nostradamus ’73, tutti si affollarono intorno a me per essere toccati e sapere qualcosa, ma anche in quell’occasione non approfittai.

             L’udito è senz’altro il senso che ho più esercitato, notoriamente vedo poco, anche con gli occhiali. Fu un vero trionfo, avevo solo 24 anni e finii per la prima volta su un giornale nazionale, il Messaggero. Considerando che Mercurio è il mio pianeta, non poteva non essere che così.  

   

Sempre quella sera, qui con Luisanna, amica di Carlo Vercelloni, quasi architetto, zoofilo, fervente animatore delle feste holidayane (la cui villa, ricostruita ora da Lupi, si trova accanto alla vecchia caserma, oggi Ritual Cafè). Il padre di Carlo, il tenente Alessandro Vercelloni fece la prima transvolata dell'Atlantico, organizzata da Italo Balbo, guidando un aereo particolare, scusa se è poco.

 

P.S. Alessandro Vercelloni è sepolto nel cimitero di Vignanello. Ci si chiedeva qualche tempo fa il perché, non essendo Vercelloni un cognome locale... ora abbiamo aggiunto un tassello.     

Vincenzo.