Settembre  2012

 

Bar, botteghe, negozi,

ed altre attività economiche, sociali e commerciali scomparse

di Tommaso Marini

 

Nella mia ultima passeggiata verbale in Corso Matteotti, concludo il racconto con una “sequela” di nomi e cognomi a ricordo di tanti e tanti personaggi che hanno reso “vivo” il nostro paese.

Per i più attempati questi nomi rievocano persone con le quali avevano rapporti quotidiani, delle quali utilizzavano i servizi delle diverse attività artigianali o commerciali, con le quali condividevano i pochi momenti di pausa, magari al bar, prima di riprendere il lavoro. Tutto ciò per anni e anni, tanto da divenirne amici.

Per i giovani, e peggio ancora per i molto giovani, questi nomi non rievocano assolutamente nulla. Chiedo scusa a queste due ultime categorie: avevo trascurato il fatto di appartenere alla categoria citata per prima (i più attempati) e davo per scontato che quei nomi e cognomi di cui parlavo all’inizio fossero quasi di “dominio pubblico”.

Per rimediare al grave errore commesso cercherò di far conoscere agli ignoranti (nel senso che “ignorano”) questi personaggi, e tanti altri ancora.

Personaggi che, con le loro più svariate attività, costituivano il tessuto sociale ed economico del nostro paese.

Ovviamente avrò bisogno di un po’ di tempo per cercare di non dimenticare nessuno, di un po’ di tempo per raccontarvi alcune curiosità connesse al tipo di attività e/o inerenti il soggetto imprenditore. Inoltre avrò bisogno di esaminare l’argomento dividendolo per vie, e siccome le attività non erano poche (avrete occasione di accertarvene) ed erano dislocate dappertutto, le mie “chiacchiere” saranno certamente tante (ma questo mio “vizio” lo conoscevate già!)

 

Questa è la premessa: indispensabile ed opportuna! Chi vuol continuare sarà ben accetto e, volendo, potrà fungere anche suggeritore e consigliere (mail tommaso.marini@teletu.it), mentre chi, al contrario, ritiene troppo impegnativo il compito, si avvicini (magari dal prossimo racconto) ad altri tipi di lettura!

 

Inizieremo la nostra lunga rievocazione partendo dal posto più rappresentativo del nostro paese: Piazza Vittorio Emanuele (pardon… Piazza della Repubblica, così rinominata nel 1948) che, per motivi di spazio, esamineremo dal civico 1 al civico 9.

 

Vincenzo ChiariniAl civ. 1, anticamente, svolgeva la sua attività di tabaccaio Vincenzo Chiarini (1889 – 1981), padre di Gastone (‘Nnocenzo) Chiarini (1927 – 2006) professore di musica all’Accademia di “Santa Cecilia” di Roma, nonché primo oboe dell’Orchestra Sinfonica della RAI ed assiduo frequentatore del nostro paese a cui era, da sempre, fortemente legato.

Gastone "Nnocenzo" ChiariniIntorno agli anni cinquanta divenne un tutt’uno con il civ. 2 e fu sede dell’attività di “Parrucchiere per signora” di Vincenzo Grasselli (1905 – 1976) e della consorte Giuseppina Salvatori (1905 – 2002). Più tardi tale attività passò ad Antonio Grasselli, coadiuvato dalla cugina Costanza Salvatori. Tale attività ebbe termine nel 1965, quando Antonio decise di trasferirsi in Inghilterra per lavoro.

L’attività di parrucchiere venne allora rilevata da Anna Maria Bernardini e quando questa decise di trasferirsi in Via della Cupa si trasformò in salone da barbiere gestito da Alvaro Lelli.

Poi l’ingresso del civico 1, pur rimanendo il locale comunicante con quello del civico 2, rimase chiuso per diversi anni fino a divenire, in tempi recenti, sede dell’Agenzia “Style Immobiliare” di Mery Fanzarano;

 

Al civGiuseppe Grasselli. 2 svolsero la loro attività di barbiere i “Grasselli”.  Con certezza svolsero tale attività Luigi Grasselli, suo figlio Biagio, suo nipote Angelo e suo pronipote  Giuseppe Grasselli (1879 – 1958), poi il figlio di quest’ultimo Vincenzo Grasselli che, nel 1964, cessò una illustre attività ultracentenaria.

I Grasselli, come recentemente ha  raccontato Vincenzo Pacelli in questo stesso sito, provenivano da una famiglia di musicisti e mantenevano, seppure non con le stesse eccellenti capacità degli antenati, tale interesse e passione.  NeiVincenzo Grasselli locali adibiti a barbiere non mancavano mai chitarra e mandolino. Spessissimo gli avventori si intrattenevano, anche dopo il “servizio” degli encomiabili barbieri, per ascoltare qualche “performance” musicale di Giuseppe e Vincenzo.  Ho assistito anch’io a qualche esibizione di Vincenzo, Giuseppe non andava più “a bottega”, quando mio padre mi lasciava in quel locale per il triste rituale del taglio dei capelli.  Quel mandolino, così sapientemente manovrato, metteva allegria e rimanevo ad ascoltare fino a quando mio padre ritornava, tardissimo, a prendermi per riportarmi a casa.  Qualche volta rientravo con Vincenzo perché la famiglia Grasselli abitava in via San Rocco 75, secondo piano, proprio sopra al piccolo appartamento dove abitavano i miei genitori.

Successivamente, in tale storico locale, trasferì la sua attività di barbiere Alvaro Lelli, che fu allievo ed aiutante di Vincenzo nelle giornate di particolare affollamento.

Il locale, di proprietà dei Ruspoli, dopo la vendita ebbe diversi proprietari fino a ritornare proprietà Grasselli (venne acquistato da Giuseppe Peppino Grasselli) che ne erano stati, per oltre un secolo, i proprietari di fatto.

Il “Salone”, dai primi anni novanta, viene utilizzato dall’Agenzia Vignola (Pratiche Auto ed Assicurazione) di Renato Lagrimanti;

 

Bernardino StefaniIl civ. 3 costituiva l’ingresso principale dei “Casini Ruspoli” (conosciuto anche come “Palazzo con gli archi”).  Tale ingresso è stato recentemente trasferito al civ. 6, precedentemente utilizzato come ingresso di servizio.  Al civ. 3 è rimasto l’ingresso dello Studio di Architettura Minella che, in anni trascorsi, acquistò una porzione dell’immobile in seguito alla vendita completa del palazzo.

 

Il civ. 4, quasi sicuramente una rimessa di pertinenza dell’immobile, fu un negozio di tessuti gestito da Bernardino Stefani (Belardino, 1881 – 1951) prima e successivamente dalla figlia Milena (detta Iole, (1914 – 2003) e dal marito Ezio Gnisci (1922 – 2002)).

Milena "Iole" StefaniBernardino Stefani aveva due figlie,  Milena di cui ho già parlato, e Iole (1910 – 1965) coniugata con Fernando Mezzopra (1902 – 1965).

In tempi successivi il grande locale del civ. 4 fu adibito ad Ufficio Postale, diretEzio Gniscitore, per molti anni, fu Vladimiro Primavera, di Orte, amico e cliente di mio padre Caio, un’amicizia che durò fino alla morte di mio padre e che rimase con il sottoscritto.

Più tardi i proprietari (Del Drago-Ruspoli) decisero di vendere l’intero immobile che venne acquistato, in parte dalle diverse persone che utilizzavano i locali tenuti in affitto, in parte da altri soggetti.  Il locale del civ. 4 fu acquistato da Agostino Erasmi e sua moglie, Giulia, lo trasformò in negozio di “Intimo Erasmi”.

Fernando MezzopraIn tempi recenti lo stesso locale, acquistato dal Comune di Vignanello, divenne l’attuale sede della Biblioteca Comunale.

 

Il civ. 5 è inesistente! Poteva forse coincidere con l’apertura ad arco che ora si integra con Via San Giovanni e che conduce nella zIole Stefaniona, restaurata e risanata dall’Amministrazione Comunale, denominata “costa a friggito” (costa in direzione nord) e delle Grotte tufacee, ma di questo, non ho notizie certe.

Tanti anni fa, appena superato l’arco c’era al civ. 32, subito a sinistra, un’edicola di giornali gestita da Angelo Trevi (Lallo, 1912 – 1978). Tale attività rimase in vita fino a quando Lallo decise di cambiare lavoro rilevando la gestione del Bar dello Sport.

 

Al civ. 6 soggiornava, durante la stagione estiva, Donna Giacinta Ruspoli (1898 – 1982), coniugata con Clemente Del Drago (1897 – 1939), marchese di Riofreddo e, in seconde nozze con  Alvise Giovanni Emo (1898 – 1980), conte di Capodilista.

L’abitazione di Donna Giacinta era costituita dall’intero piano intermedio e da una porzione dell’ultimo piano dei Casini Ruspoli.  La porzione rimanente dell’ultimo piano era invece abitata dalle famiglie Gnisci (con i figli Salvatore ed Adolfo) e Mezzopra (con i figli Giuseppe, Anna ed Antonio).

Dopo l’abbandono delle abitazioni da parte delle famiglie Gnisci e Mezzopra, Donna Giacinta Ruspoli risistemò l’interno dello stabile creando dei mini-alloggi negli ultimi due piani. D’estate la casa era abitata dai figli della principessa, Francesco (1920 – 2011) ed Alessandro (1921 – 2011) Del Drago, nonché dalla figlia di quest’ultimo Maria Milagros (1950), una fanciulla bellissima. 

Nell’estate del 1965 ebbi l’opportunità di impartirle alcune lezioni di matematica ed inglese, per intercessione di mia zia Elsa Pugliesi (1925 – 1981)  che aiutava, in casa, Donna Giacinta.

Storo PetroniEra spesso ospite della casa il nipote di Donna Giacinta, Giovanni Alessandro Federici (Giogiò, 1925) marchese della Costa, che molti Vignanellesi ricorderanno con simpatia.

Successivamente alla vendita, gli ambienti del primo piano vennero utilizzati come mostra di importanti mobili ed oggetti d’antiquariato del nuovo proprietario Storo Petroni (1926 – 1992).

Da qualche anno il civ. 6 costituisce l’ingresso del Ristorante Palazzo Pretorio gestito dalla famiglia Ciambella e dove è possibile assaporare i caratteristici piatti vignanellesi.

 

Il civ. 7 somiglia un po’ ad un mistero, essendo posto in corrispondenza di una finestra ricavata al piano terreno della facciata dei Casini Ruspoli, finestra che affaccia su Piazza della Repubblica.

Il mistero, che molti anziani conoscono, è presto svelato. Il civ. 7, posto su di una finestra, in effetti faceva riferimento ad un piccolo locale con accesso al civ. 6 dove subito a destra entrando, ed utilizzando una piccola porzione del Caffè dello Sport posto di fianco, era ubicata la originaria tabaccheria Mezzopra, gestita dalla consorte di Fernando, Iole Stefani.

Fernando Mezzopra, personaggio di grande cultura, di altrettanto grande intelligenza e “fiuto” per gli affari, all’epoca aveva impiantato una fabbrica di sapone, in Via Costa dei Frati, in società con Luigi Stefani (Luigino i’ sacrestano, 1909 - 2002), padre del prof. Piero Stefani. L’attività durò alcuni anni, poi le nascenti industrie ebbero il sopravvento su quella piccola azienda che fu costretta a chiudere.  Luigino prese altre strade e Fernando si interessò direttamente della piccola tabaccheria, cambiando posizione (si trasferì al civ. 15) ma restando ostinatamente in Piazza.

 Nicola Trevi

Il civ. 8, come tutti riferiscono, è sempre stato un bar.  Intitolazione più recente è: “Caffè dello Sport”. L’attuale gestione di Assunta Massimi, del marito EmAngelo "Lallo" Trevianuele e della sorella di lei, l’ha un po’ trasformato facendolo diventare più accogliente e riservato.  Le gestioni che ricordo sono tante e cercherò di ripercorrerle all’indietro, scusandomene se, nell’elencazione, qualcuno dei gestori non rispetta la giusta posizione.

Precedentemente alla sig.ra Massimi (unico gestore donna), tutti ricordano Nicola Trevi (1940 – 2004) ed il fratello Biagio, prima il loro fratello Francesco e la consorte Paola, ed ancora prima il loro padre Angelo (Lallo, 1912 – 1978). Quindi, a ritroso, Mario Sbarra, Nicola Gionfra (1907 – 1985),Nicola Gionfra Albis Molle (1922 – 1990), Gino Mezzopra (1924 – 1999) ed il fratello Giovanbattista (1929 – 2011), Gino Annesi (1901 – 1949) padre di Giuseppe (PeppGino Mezzoprae l’allenatore, 1926 – 2000) ) ed ancor prima Decio Mastrogregori (1892 – 1964), forse il capostipite di tale attività commerciale.

Decio Mastrogregori lasciò il Bar (che forse non si chiamava ancora Bar dello Sport) per intraprendere l’attività di Alimentari e Norcineria nei locali posti proprio al disotto del Bar medesimo, in Via Garibaldi civ. 1, con i figli Silio (1918 – 1981) e Profilio (1913 – 1982).

 

Da ragazzo, insieme agli amici, si frequentava questo bar perché era l’unico che ci permetteva di giocare al biliardo. La sala del biliardo era sistemata in un locale con leGiuseppe Annesi finestre che davano su Corso Garibaldi (Ponte della Fontana) e nel quale si accedeva attraverso una breve scalinata che scendeva dal locale d’ingresso.

Per la verità la piccola scala terminava in uno spazio adiacente a quello della sala da biliardo, spazioDecio Mastrogregori utilizzato per il gioco delle carte ed il gioco definito allora “i’ gioco pesante”.

La sala del biliardo era, all’epoca, il nostro regno;  restavamo interi pomeriggi a giocare “a boccetta” o “a stecca”: all’italiana, a parigina, a goriziana, a bazzica a 21, a carambola, all’americana.

 

Chi eravamo? I soliti: Geo Gazzarini (1904 – 2002), Guido Tabacchini, Angelo Fornasiero, Loreto Seralessandri, Carlo Bracci, Marco Andreocci, il sottoscritto e qualche altro appassionato di biliardo.

 

 

 

Il civ. 9 costituisce l’ingresso al Castello Ruspoli. Sicuramente il civico più famoso per fatti di storia, di matrimoni, di personaggi, di potere, di sangue, di recenti eventi culturali, di tutto insomma, a partire dal 1531 quando venne fatto costruire dal conte Sforza Marescotti come riportato sul portone d’ingresso (Sfortia Marescottus comes fecit A. D. 1531).

Per raccontare, solo in minima parte, tali vicende occorrerebbero anni, pertanto eviterò di entrare nei particolari.

Solo poche cose, però, mi sento in dovere di ricordare.

Per prima la gentilezza della famiglia Ruspoli che mi concesse la possibilità di scattare alcune foto, all’interno del giardino all’italiana, in occasione delle mie nozze avvenute il 31 agosto 1974, ed in particolare la signorilità dimostratami da Donna Giacinta Ruspoli che non conoscevo ma che, ugualmente, mi accolse in giardino formulando le sue “sentite felicitazioni”.

Per seconda la figura di un “eccezionale” principe: Alessandro (Dado) Ruspoli, che ho avuto occasione di frequentare in poche occasioni ma del quale sono rimasto colpito per la simpatia, per quel sorriso spontanDado Ruspoli e Cesarino Danimarcaeo, per quel suo gesticolare continuo, per il suo abbigliamento, per il suo stile di vita “libero” e “gioioso” e spesso fuori dei protocolli di corte.

Per terza non posso non complimentarmi con Donna Claudia e Donna Giada e tutti i Ruspoli viventi, per l’amore che dimostrano verso il nostro paese, per quanto si dedicano alla rinascita della cultura, per quanto impegno profondono per far si che il paese, i cittadini, le tradizioni e la famiglia Ruspoli, che tanto ha dato, tornino a crescere e rivivere.

Una quarta cosa reputo importante ed è l’opportunità che questo piccolo centro dei Cimini ha avuto nel poter condividere l’ordinaria quotidianità con personaggi dei ceti più disparati, politici, cantanti, attori, attrici, registi, comici, nobili, stilisti, stranieri, gialli, neri, rossi, ricchi, poveri, stravaganti, estroversi, curiosi, inimmaginabili e magari aver avuto l’onore di poter conversare con uMarino Garbuglian maestro di Cappella di nome Georg Friedrich Haendel che qui compose “La Resurrezione a Vignanello”.

Del famosisFrancesco Cherubinisimo Giardino all’italiana credo sia inutile parlare, dirò solamente che risulta essere uno dei giardini più belli d’Italia, magistralmente curato e mantenuto da Francesco Cherubini (Checco i’ giardiniere, 1912 – 1978), Marino Garbuglia (1914 - 1986) e ora da suo figlio Santino.

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Una leggenda racconta che durante le notti di luna piena, sui lunghi viali fiancheggiati da lecci secolari, capita spesso di  sentire il rumore degli zoccoli di un cavallo lanciato al galoppo: è il “Signorino” (il principe Francesco Maria Ruspoli) che ispeziona il Barco del castello.

Il Castello Ruspoli ed il Giardino annesso si sono trasformati spesso in set cinematografici, sono stati scenario per fotoromanzi, arredo e corredo fiction televisive, basti ricordare “Il conte di Matera” (1957/58) di Luigi Capuano, interpretato da un bravissimo Giacomo Rossi Stuart, da una bellissima Virna Lisi e con la parteFoto di gruppo da "Il Conte di Matera"cipazione di Otello Toso, diversi fotoromanzi in “costume” in due dei quali vestii i panni di una guardia insieme a Loreto Seralessandri e Guido Stefani, moltissime scene di “Elisa di Rivombrosa” con Vittoria Puccini ed Alessandro Prezioni, che ebbe un ottimo successo televisivo.

Da ultimo, ma certamente non per ultimo, ricordo che in questo Castello, nel 1585, vide i suoi natali Clarice Marescotti (figlia di Marcantonio Marescotti e Ottavia Orsini).  Clarice (divenuta poi Giacinta), entrò giovanissima nel Convento delle suore francescane di S. Bernardino a Viterbo dove venne educata fin da bambina e dove morì il 30 gennaio 1640.  Giacinta Marescotti venne beatificata nel 1726 e santificata da Pio VII il 24 maggio 1807.  Nel 1926 si aggiunse un giorno alla festa del Patrono San Biagio per ricordare la sua beatificazione e nel 1940 fu proclamata Patrona di Vignanello.

 

Continua…

 

Vi aspetto puntualmente (più o meno !) al prossimo mese.  Saluti

 

Vignanello, li 29 settembre 2012

                                                             Tommaso  Marini

 

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