01.10.08
Giornate del FAI…. e io che stavo di sopra
di Emilio Annesi

Alle giornate del FAI, noi dei “Connutti”, abbiamo mostrato con tutto l’orgoglio e la soddisfazione una parte del nostro lavoro, fatto di tutte le notti passate con la pala in mano tra una battuta e una foto di gruppo, fatto delle tante ore di sonno perse e della tanta polvere mangiata, e fatto infine di quella curiosità e di quello stupore tipico dei bambini, che riesce ad emozionarci ancora ad ogni nuova scoperta.
Ebbene tutte queste cose, tutti i “connuttari” presenti alle visite guidate, hanno avuto modo di poterle per una volta, trasmetterle ed illustrarle a tanti visitatori che sono venuti numerosissimi sabato 27 e domenica 28 Ottobre, in realtà tutti tranne uno, io!!!!!

Non so per quale grandissima colpa da espiare, sono stato spedito, in solitario asilo, come dicevano gli antichi, ad illustrare la Chiesa Collegiata senza poter scendere o quasi nei sotterranei e nell’imbocco del Cunicolo che per quest’ anno rappresentava la novità gradita (almeno credo, stando sopra non ho potuto vedere le reazioni dei turisti) delle nostre visite.

Con tutto rispetto per il luogo di Culto, che tra l’altro frequento da quando ero bambino che per me è quasi una casa, per un “connuttaro” rimanere su alla luce del sole è di sicuro una grandissima sofferenza, comunque con spirito di abnegazione e sacrificio, ho cercato di compiere il mio dovere verso quei tanti visitatori che hanno avuto la pazienza di ascoltarmi. Allora, le date più o meno le ho memorizzate tutte: 1711-1723 la costruzione, 1725 la consacrazione, i Papi anche, Innocenzo e Benedetto, e poi per fortuna erano entrambi XIII, come entrambi erano Giovanni Battista i due architetti, Contini (progettista) e Gazzale (direttore dei lavori), gli autori dei quadri degli altari, quelli no, non sono proprio riuscito a ricordarmeli, ma tanto erano autori minori, in fondo che glielo dicevo a fare.
Qualche problema l’ho avuto anche con la pronuncia, dopo il terzo giro infatti a forza di parlare mi si è completamente impastata la lingua e non sono più praticamente riuscito a pronunciare correttamente la parola reliquiario, che era divenuto nel mio discorso la cappellina con le reliquie donate dal Principe alla Chiesa Collegiata.

Le visite guidate seguivano senza sosta, specialmente la domenica ed io andavo ormai in automatico o quasi, malgrado le minacce che avevo fatto a gli altri, ho raccontato una sola volta l’aneddoto dei fagioli del Papa, ho però più volte ripetuto quello sempre del Papa che definiva la nostra Collegiata una piccola San Pietro, ma la cosa che ogni tanto bloccava da un lato tutti gli automatismi, e dall’altro però rendeva la cosa più interessante era quando i visitatori diventavano interattivi e proponevano interventi e domande, che ovviamente spesso mi spiazzavano, visto che non potevo neanche contare del conforto storico di Vincenzo che era assente più che giustificato.
La Madonna del Carracci, opera più importante della Chiesa e nostro vanto, era per una visitatrice per forza di cose dipinta solo in parte dal maestro, infatti lui non avrebbe mai dipinto il bambino così, al massimo poteva essere stata dipinta da uno della sua bottega.

Fortunatamente alcune visite dopo ho scoperto per l’intervento di un altro visitatore che la bottega del Carracci era frequentata da allievi del calibro di Guido Reni, Guercino, Domenichino e così via.
Però il quadro della Madonna, anche se fosse con sicurezza attribuito ad Annibale Carracci, non sarebbe comunque quello giusto, perché come mi ha fatto notare un’altra visitatrice, è una Madonna con Bambino, che non ha nulla a che vedere con la presentazione al tempio, e l’altare principale di una chiesa deve sempre avere un quadro avente per soggetto colui che porta il nome alla chiesa stessa, quasi che il Principe Ruspoli avesse in casa questo Carracci (anche di dubbia attribuzione) troppo grande da attaccare in cima al letto, abbia fatto costruire la ricca gloria di angeli colonne e stucchi per poterlo riciclare, e chi glielo va a dire a quelli della classe del 1967 che l’hanno fatta anche ripulire tutta, dalla polvere dei secoli.
Ho scoperto però anche cose positive, come quella che il nostro organo dei Fratelli Morettini di Perugia, può essere considerato “una Ferrari degli organi”, con questo esempio una Signora di Orvieto mi ha descritto gli organi prodotti dalla premiata ditta umbra.
Tra le curiosità sicuramente quella che ha destato il maggiore interesse è stata quella del cagnolino nascosto nei decori, mentre quelle che hanno destato più orrore sono state sicuramente il cuore del Cardinale Galeazzo Marescotti, che è stato estirpato per essere sepolto a Vignanello, e la spazzola di ferro, o meglio come mi ha specificato un altro visitatore la spazzola da cardatore con la quale è stato martirizzato San Biagio.

Nella speranza di poter guidare le prossime visite nel sottosuolo, certo di aver espiato nel frattempo tutte le mie colpe, vi saluto, senza ricordarvi ovviamente che in origine la chiesa era dipinta di bianco e di celeste e che la colorazione attuale è stata fatta negli anni 50…

Ciao a tutti Emilio

P.S. Ovviamente il quadro di Giotto non è nella nostra chiesa collegiata, (purtroppo), ma fa vedere come dovrebbe essere un quadro che rappresenta la presentazione di Maria al tempio.