06.08.08
Guernica
il Babbaleo

Caro Puzzoloso,
purtroppo questa estate non ci avvince come la precedente con le dotte disquisizioni toponomastiche e filologiche. Ho però trovato, peregrinando in rete, questo articolo datato - http://www.kattoliko.it/leggendanera/modules.php?name=News&file=article&sid=1565 - di Vittorio Messori su Guernica di Picasso che mi ha lasciato abbastanza sconcertato. Da un lato sono restio ad abbandonare la vulgata dileggiata dal Messori, ma dall'altro mi trovo veramente confortato dalla proposta ricostruzione storica del quadro in quanto non sono mai riuscito a mettere in relazione la rappresentazione con un bombardamento aereo, a meno di allegorie non immediate per un indotto come me e con tutto lo sconforto che può provocare la coscienza della propria inadeguatezza culturale di fronte a fenomeni artistici che oramai sono acquisiti dal sentire comune. Scrive infatti Messori:
 
"Da buon spagnolo, Pablo Ruiz Biasco y Picasso amava le corride. Fu, dunque, sconvolto dalla tragica morte di un suo beniamino, il famoso torero Joselito. Per celebrarne la memoria, mise in cantiere un’enorme tela di 8 metri per 3 e mezzo, che gremì di figure tragicamente atteggiate, a colori luttuosi. Finita che l’ebbe, la chiamò En muerte del torero Joselito. Il Picasso (che diventerà, non a caso, uno degli artisti più ricchi della storia) ebbe una pensata geniale: fece qualche modifica alla tela per il torero, la ribattezzò Guernica (dal nome della città basca bombardata dall’aviazione tedesca e italiana) e la vendette al governo "popolare" per la non modica cifra di 300.000 pesetas dell’epoca. Qualcosa come qualche miliardo - pare due o tre - di lire di oggi, che furono versati da Stalin attraverso il Comintern."
 
Ho quindi pensato di proporre l'articolo all'attenzione dei valenti frequentatori del sito in un momento di grillismi, nostalgie di destra e sinistra e crisi solo di sinistra, nella convinzione che, durante questi torridi giorni, possa offrire un piccolo spunto di riflessione. Saluti a tutti.
 
P.S. C'è però qualcosa che non mi quadra nell'articolo di Messori: la morte di Joselito, del quale parla anche Hemingway in "Morte nel pomeriggio" pubblicato nel 1932, avvenne il 16 maggio 1920 mentre Picasso ha dipinto Guernica nel 1937: va bene che gli spagnoli sono considerati passionali, ma aspettare 17 anni per esternare uno sconvolgimento... Comunque anche Wikipedia cita En muerte del torero Joselito http://it.wikipedia.org/wiki/Guernica_(Picasso)

 

11.08.08
Spunto di riflessione

Caro Babbaleo,
come te stesso auspicavi, il tuo scritto mi ha offerto uno spunto di riflessione, spero quindi di non passare ancora per fazioso bolscevico (che vuole avere sempre l'ultima parola) se mi permetto di commentare questo tuo intervento. Anzi, invito da subito tutti coloro che lo vorranno, di destra, di sinistra, di centro, di sopra o di sotto, a portare le loro riflessioni.
Vittorio Messori scrive che Picasso, terminata che ebbe l'opera in memoria del torero Joselito, decise, di punto in bianco, pensata geniale, di fargli qualche modifica, qualche pennellata qua e là, di cambiargli il titolo e di appiopparla al governo spagnolo, per svoltarci 300.000 pesetas, pagate da Stalin.
Orrore! L'artista comunista, cinico e meschino, riverente al potere, che sfruttando la crudeltà del bombardamento nazista su una città della sua stessa nazione, ricicla una sua opera, già dedicata alla morte di un torero.
 

Leggendo ora su Wikipedia, nota enciclopedia comunista finanziata e diretta da Fidel Castro & Co, trovo quanto segue:
 
L'opera inizialmente non rappresentava il bombardamento della cittadina spagnola, ma era nata per commemorare la morte di un famoso torero dell'epoca e si intitolava En muerte del torero Joselito. In seguito il governo spagnolo incaricò Picasso di creare un'opera che potesse rappresentare la Spagna all'Esposizione mondiale e che fosse in grado di attirare l'attenzione dell'Europa sulla guerra civile. Picasso allora, scelse di consegnare Guernica che venne risemantizzata in modo da esprimere l'orrore di una nazione e di un popolo di fronte alla strage della guerra.

Ora, da persona faziosa, non vorrei dire, ma mi sembra che il quadro della situazione sia leggermente diverso da quello illustrato da Messori. Lungi da me difendere Picasso, che si sa, si faceva pagare molto bene i suoi lavori, ma in questo caso è il governo spagnolo, mi pare, che chiede a Picasso un'opera, non lui che di punto in bianco gliela vuole rifilare.
Se Picasso (che, per inciso, nel 1937 era già straricco e famoso) sceglie l'opera inizialmente dedicata al torero può essere, al massimo, accusato di pigrizia nel non volersi mettere lì, con tela, tavolozza e pennelli, a farne una nuova nuova per l'occasione, ma qui si entra nel merito dell'estro dell'artista.
Credo, sempre io fazioso e comunista, che Picasso sarebbe stato comunque pagato (comunque coi soldi di Stalin) dal governo, o no? Sia che consegnasse quell'opera sia che ne eseguisse un'altra. Il misero tono allusivo e irridente di Messori non fa altro che intristirmi. Mi viene da chiedermi, sempre riflettendo, se Messori sa quanto ha speso e spende la Santa Sede per acquistare opere d'arte.
Ma le mie rimangono riflessioni di parte, fiacche e inutili per chi è dell'altra parte (delle altre parti). Così come sarebbe avvilente e altrettanto inutile mettersi a tirar fuori aneddoti analoghi (se non peggiori) aventi per protagonisti artisti e governi di destra, o di centro, o di sopra, o di sotto... O ancora crediamo che il diavolo è soltanto mancino?

Vincenzo

«Avete fatto voi questo orrore, maestro?»
«No, è opera vostra » 


(Risposta di Picasso ad un ufficiale tedesco, in visita al suo studio, alla visione di Guernica)