20.10.08
Chi ci salverà
di Romano Salvatori

Per anni ci hanno raccontato la favola del mercato che avrebbe salvato il mondo, anche quello più arretrato. Ci hanno decantato la delizia dell’assenza di regole, considerate come qualcosa che avrebbe impedito lo sviluppo del libero scambio di capitali. Chiunque avesse contestato queste considerazioni veniva trattato da appestato, accusato di “stalinismo e statalismo”. I politici e gli economisti che lanciavano moniti nei confronti dei fautori del mercato selvaggio, sull’onda anomala che stava arrivando, li si guardava dall’alto in basso, come dei poveri cretini che non sanno come va il mondo.

Ora il mercato è esploso. Altro che bolla immobiliare, troppe ce ne sono di bolle! Addirittura Lorsignori ci avvertono che la crisi finanziaria si sta trasformando in una recessione globale. Ma quale prontezza! Solo adesso se ne accorgono.

Vabbè, diciamo che ormai è successo e bisogna raddrizzare la nave, prima che si schianti definitivamente su qualche grande scoglio. Cosa si farà? Visto il casino che poche persone hanno causato in questi anni, la prima cosa da fare è cacciare i finti liberisti da tutti i posti di responsabilità che hanno detenuto fino ad ora. E’ una cosa semplice e di buon senso. Soprattutto nel mondo occidentale attuale dove, per fortuna, prevalgono le norme di diritto che prevedono pene eque, altrimenti in altri momenti della storia gli avrebbero tagliato la testa seduta stante e senza processo. E, invece, cosa sta accadendo? Sembra incredibile, ma è proprio così: chi ha causato la crisi spaventosa che tutti stiamo vivendo, sta gestendo la crisi, emana i provvedimenti necessari e, ci potete scommettere, guadagnerà pure altri soldi alla fine della vicenda.

Negli Stati Uniti il Presidente Bush ed il ministro Paulson (ex banchiere) hanno addossato sulle spalle dei cittadini americani 750 miliardi di dollari (che i cittadini stessi dovranno pagare) per salvare le banche che hanno causato il crack. Bush era quel signore che diceva, ancora ai primi di settembre, che non c’era nessuna preoccupazione per i risparmiatori, che il mercato era sano e si sarebbe automedicato. E’ l’erede di una corrente politica e di pensiero che guarda allo stato come ad un tumore maligno della peggiore specie. Oggi è accusato dai suoi stessi militanti di essere un socialista.

La stessa cosa sta avvenendo nei paesi europei e d anche in Italia. E si vedono di cose strane: Sarkozy che è diventato presidente francese con il motto “più mercato, meno stato” corre a destra e manca per ottenere fondi europei. E così in Gran Bretagna e Germania che hanno messo mano al bilancio dei loro stati per miliardi di sterline ed euro. E così in Italia, dove ciò che altrove è drammatico qui da noi è farsesco. Poche sere fa si poteva ascoltare il ministro Tremonti in televisione dire che lui l’aveva detto che sarebbe finita male. Ora, Tremonti è quel tizio già noto nell’ultimo governo Berlusconi (2001-2006, tranne un breve intermezzo quando fu fatto cacciare dagli stessi alleati di maggioranza perché accusato di truccare i conti dello stato) come il ministro della “finanza creativa”, appellativo di cui si faceva vanto, colui che ha “cartolarizzato” i debiti degli enti italiani. Ha proprio una faccia tosta ad affermare che lui aveva avvertito che il mondo finanziario così come era stato costruito sarebbe franato su se stesso. Ma nessuno, dico nessuno gli dice niente ed, anzi alcuni giornali lo trattano come un genio che sta adottando le giuste misure per risolvere il problema che lui stesso ha contribuito a creare. Siamo alla follia! Lo stesso presidente del consiglio italiano, allergico grave alle istituzioni europee ha strillato a più non posso che la crisi si sarebbe risolta soltanto con l’Europa. O è un miracolo oppure è una paraculata (per salvare anche le sue aziende).

Spero che i cittadini si sveglino e pretendano di cacciare i responsabili nei loro singoli stati. Pulizia, aria nuova e finalmente regole: certe, semplici, a vantaggio dei risparmiatori e dei cittadini.