11.03.09
Le tasse di Berlusconi
di Romano Salvatori

E’ dal 1993, anno della famosa “discesa in campo”, che il titolare della tessera P2 n° 1816 ci fracassa i timpani con l’ormai celebre frase “non metteremo le mani nelle tasche degli italiani”, ripetuta come un mantra dai suoi adepti, per non parlare dello slogan “meno tasse per tutti” che fu il cavallo di battaglia della campagna elettorale del 2001. Anche durante l’ultima competizione elettorale del 2008 ci ha presentato il governo Prodi come una compagine di affamatori di italiani brava gente, mentre il ministro Visco era dipinto come un Dracula affamato di tasse.

Fin qui la propaganda, perchè poi ci sono le notizie vere, che difficilmente coincidono con la prima. Nelle scorse settimane il governo italiano ha inviato (perché è un obbligo) alla commissione europea il programma di stabilità per i prossimi anni dove emerge un qualche cosa di clamoroso: le tasse saliranno nel corso del 2009 dal 43 al 43,3% del PIL e resteranno dello stesso tenore nel corso del 2010, per scendere dello 0,1% nell’anno successivo.

Di fronte a questo crollo del mito berlusconiano ci si aspettavano trasmissioni come Porta a Porta, Matrix, TG2 Dossier, Ballarò con i conduttori molto agguerriti e puntuti su un tema così delicato e sentito com’è quello delle tasse. Ci si aspettavano intere paginate di quotidiani e periodici, inchieste a quattro mani per indagare come mai una promessa così importante fosse stata clamorosamente affossata. Magari il direttore del Giornale Mario Giordano poteva inaugurare uno dei suoi duraturi tormentoni, il TG5, il TG4 e Studio Aperto potevano indicare il presidente del consiglio come un caso di mala politica (come di chi predica bene e razzola male) e anche Panorama poteva svolgere il suo compito di informare i lettori cittadini/elettori. Ah già, dimenticavo che tutte le testate nominate sono di proprietà del presidente del consiglio e dei suoi familiari. Ed il servizio pubblico ? Immaginatevi il buon Vespa che attacca la politica fiscale del governo. Che spettacolo che sarebbe stato ! Ma anche Vespa …

No, niente di tutto questo. In Italia non si parla dei fatti, non sta bene ! Nel nostro paese si parla dei luoghi comuni, si parla per sentito dire, mai parlare di quello che realmente succede. Concludo riprendendo volentieri (parafrasandolo) un famoso slogan dell’era primitiva leghista: taci e paga somaro italiano.

Romano Salvatori