15.02.08
Le nocchie di vignanello... a Piazza Vittorio
di Vincenzo

Giorni fa, girando per il web, non ricordo bene quale parola chiave ho messo dentro a Google, e mi è venuto fuori quanto segue. Di solito si citano gli stralci del Belli e che parlano del vino di Vignanello. Qui invece è Carlo Emilio Gadda, che nell'elencare ogni sorta di mercanzia presente nello storico mercato di Piazza Vittorio a Roma passa dalle noci di Sorrento a... leggetevelo:

Una bellissima descrizione del mercato [di Piazza Vittorio a Roma] è in un libro scritto da Carlo Emilio Gadda, Quer pasticciaccio brutto de via Merulana (1957). 

Uscirono da la confusione verso via Mamiani o via Ricasoli: c'era un passaggio tra le bancarelle de li pesciaroli e de li pollaroli, indove che vénneno li calamari e li totani e tutte le qualità d'inguille e d'aguglie che stanno a mare, nun pariamo de l'arselle.

Il tipetto, e lui stesso il Biondone, sguardarono a quelle polpe molli d'un argento-chiaro madreperla de li calamari (così delicatamente brunito nelle venature interne), annasarono senza pur volerlo odor d'alighe marine da tutto il fresco umidore, quel senso di cielo e di libertà cloro-bromo-jodica, di mattina viva alle darsene, quella promessa d'argento fritto nel piatto per la fame che già chiamava dal profondo. 

Rotoli di trippe lesse l'un sull'altro come tappeti arrotolati, gentili anatomie di capretti spellati, rosso bianche, il codonzolo appuntito, ma terminato nel ciuffetto, a significarne in modo veridico la nobiltà: “pe quattro lire v'oo do tutto,” diceva l'abbacchiare presentandolo a mezz'aria, tutto cioè mezzo: e i bianchi cespi de la lattuga romana, o insalatine ricciolute tutte riccioli verdi, polli vivi coi loro occhi che smicciano da un lato solo e vedono, ognuno, un quarto del mondo, galline vive chiotte chiotte stipate nelle loro gabbie, o nere o belghe o padovane avorio-paglia, peperoni secchi gialloverdi, rossoverdi, che al mirarli solo ti pizzicavano la lingua, ti mettevano in salive la bocca: e poi noci, noci di Sorrento, nocciuole di Vignanello, e castagne a mucchi. Addio, addio. 

Le donne, le polpute massaie: lo scialle scuro, o verde erba, una spilla da balia co la punta aperta, ahi! da pinzar la poppa alla vicina d'un attimo: così fan tutte. Polponi semoventi, esse ambulavano a fatica da uno spaccio e da un ombrellaccio al successivo, dai sèlleri ai fichi secchi: si rivolvevano, si strofinavano i rispettivi gregori l'uno all'altro, annaspavano ad aprirsi il passo, con borse ricolme, soffocavano, boccheggiavano, grasse carpie in una piscina-trappola dove l'acqua a poco a poco decèda, stipate, strizzate, intrappolate a vite con tutta la lor ciccia nei vortici della gran fiera magnara.

fonte: http://www.scudit.net/mdpiazzav_mercato.htm